lunedì 31 ottobre 2011

La zucca illuminata e la stagione del buio


Tra il 31 ottobre e il 1 novembre molti rituali socialmente (variamente) condivisi ci preparano al buio. L’ora è cambiata da poco: il pomeriggio perde luce. I cristiani pensano ai morti. I neopagani celebrano la fine dell’estate con l’ultima festa del raccolto, considerano questa giornata come un capodanno e attendono l’inverno. Altri culti magici individuano in questa data l’addormentamento della giovane dea e il passaggio al dio vecchio e stanco, e praticano un sabbah. Per tantissimi è una specie di carnevale nero, un modo per folleggiare con ritmi estivi, prima di spostarsi sui ritmi caldi e tradizionali del Natale e da lì attraversare il gelo agognando il ritorno della primavera. Alcuni praticanti wiccan suggeriscono in questa data l’uso di frutti (mele e nocciole), colori (nero e arancio) e di una serie di incantesimi  per sbarazzarci delle nostre abitudini indesiderate o dei tratti del nostro carattere che vogliamo modificare.

Antropologicamente parlando, tutti questi intenti sono lodevoli: cercano di esorcizzare la paura del buio e dell’ignoto facendo emergere una nuova consapevolezza del presente. A un laico però non occorre alcuna ritualizzazione per prendere coscienza del momento in cui è. Non è un esercizio stregonesco ma attentivo quello che serve. Il cambiamento della luce e dei ritmi personali corrisponde spesso a una mutazione dell’umore e dei pensieri. 

Fermati per qualche minuto e cerca nella tua mente la voce che dice le solite cose. Porta l’attenzione sul “te” che ripete il disco rotto all’infinito. Il tuo momento di cambiamento consapevole può essere già questo: riconosci i ritornelli che ti racconti e osservali da fuori. Come se massaggiassi una contrattura scaldandola con i polpastrelli, vedrai a poco a poco sciogliersi sotto il calore della tua attenzione i refrain che non ti abbandonano. Ascoltare la tua voce da fuori è un ottimo modo per accogliere la stagione fredda liberandoti delle (e dalle) solite impressioni.

Non ce ne vogliano i fans delle zucche illuminate, ma l’unica zucca in cerca di illuminazione è quella che portiamo attaccata al collo.

Nessun commento:

Posta un commento