martedì 27 settembre 2011

Separarsi più facilmente, grazie all'autocompassione.


E’ una questione di parole. Autocompassione non è un sinonimo di autoindulgenza né di autocommiserazione. Autocompatirsi, avere self-compassion, significa etimologicamente “soffrire con se stessi”, essere emotivamente accanto alla propria persona. In sintonia. In accettazione.
Tempo fa una ricerca dell’Università del Texas indicava l’accoglienza delle proprie imperfezioni, (autocompassione, appunto), come prima via verso il benessere.

Oggi arriva un nuovo studio dall’University of Arizona, e riguarda il divorzio. Chiunque si accinga ad attraversare il penoso iter della separazione, da qualunque parte stia e in qualunque modo stia vivendo il suo bivio, si trova comunque al centro di un periodo di profonda
ristrutturazione: ruolo, rappresentazioni mentali, distribuzione del tempo, luoghi, modi epersone sono destinati a cambiare bruscamente.  Tutto questo, naturalmente, è fonte di stress.
 Chi se la cava meglio? Secondo i ricercatori, per una volta ad essere avvantaggiate non sono le persone con maggiori autostima , ottimismo e facilità relazionale, ma chi ha una buona attitudine all’autocompassione. Cioè chi sta con se stesso e con il proprio dolore senza negarlo, per il tempo sufficiente a vederlo scorrere via. Lo studio, effettuato su 107 persone, ha mostrato che questa caratteristica consente ai soggetti che ne sono dotati - o che la allenano con pratiche di consapevolezza - di superare l’impatto emotivo del periodo stressante in pochi mesi e con maggiore leggerezza.

Le donne ci riescono meglio, ricordano gli autori della ricerca. Ma gli uomini non possono cambiare sesso per questa ragione. Perciò conviene lavorare, un pochino ogni giorno, sulla propria capacità di autoaccogliersi, cominciando a sorridere mentalmente ai propri difetti. Un minuto al giorno, in tempo di pace, vi aiuterà a non essere impreparati in caso di guerra.

Tra medico e paziente: comunicare il dolore senza dolore.

E' uscito "La comunicazione tra medico e paziente", un ebook di Amilcare Spinapolice per Bruno Editore.

L'autore ne dice:
La relazione tra medico e paziente rappresenta un momento molto delicato che merita di essere approfondito. Al fine di superare tutte le difficoltà legate a questo tipo di rapporto, l'autore propone un percorso che, partendo dai principi della comunicazione, analizza quella specifica tra medico e paziente e le criticità che possono nascere. Attraverso le strategie proposte in questo testo, potrai imparare a comunicare con serenità e rispetto di te stesso e dell'altro, sia come medico che come paziente."

Per scaricare l'ebook clicca qui.
Eccone il sommario.

COME SI COMUNICA TRA MEDICO E PAZIENTE E PERCHE' E' COSì IMPORTANTE
  • Perché non si comunica solo con le parole.
  • Quali sono le unità elementari della comunicazione.
  • La comunicazione e la volontà di non comunicare.
  • Come trasmettere agli altri la giusta immagine di te stesso.
COME OTTENERE L'ALLEANZA MEDICO-PAZIENTE
  • Cosa puoi fare per ottenere un buon dialogo con il tuo medico.
  • Come puoi misurare la fiducia nel tuo medico.
  • Come il medico e il paziente devono affrontare un atto chirurgico.
COME COMUNICARE NELLA CURA DELLA SALUTE
  • Come superare la vergogna davanti al tuo medico.
  • Cosa deve caratterizzare un rapporto comunicativo leale.
  • Perché è importante sapere che la medicina non è una scienza generalista.
  • L'importanza di rispettare il paziente e di dire la verità.
  • L'atteggiamento migliore per affrontare le malattie.
 

martedì 20 settembre 2011

60 secondi di dolore e ci si sente emarginati

Rompersi una gamba o subire un tradimento: per il nostro cervello questi due eventi, e altri analoghi, sono più o meno la stessa cosa. Il dolore fisico e quello sociale condividono alcuni circuiti neurali. A partire da questa considerazione, già nota, il ricercatore italiano Paolo Riva, dell’Università di Milano Bicocca, ha scoperto che basta un minuto di uno qualunque tra i due tipi di dolore, fisico o sociale, per provare la medesima sensazione di esclusione e solitudine.

 Per dimostrarlo, il team di Riva ha effettuato uno studio la cui fase sperimentale si è svolta negli Stati Uniti, presso i laboratori della Purdue University, nello stato dell’Indiana, e ha coinvolto un campione complessivo di 215 fra laureandi e studenti dello stesso ateneo, con un’età media intorno ai vent’anni. 

Il primo studio ha coinvolto 100 persone suddivise in tre gruppi: i membri del primo avevano il compito di rievocare un dolore sociale, quelli del secondo un dolore fisico, il terzo gruppo, di controllo, doveva solo ripensare a una routine giornaliera. Il secondo esperimento ha suddiviso i restanti 100 individui in due gruppi casualmente assegnati a un dolore sociale o fisico. Quello sociale è stato indotto attraverso l’esclusione da un videogame interattivo; quello fisico con l’esposizioen prolungata di una mano all’acqua fredda. Tutti i partecipanti, alla fine, hanno compilato un’autovalutazione psicologica strutturata.

Il risultato di entrambi gli esperimenti concorda nel mostrare che  sia l’induzione di dolore sociale sia l’induzione di dolore fisico riducono autostima, controllo, senso di appartenenza e percezione di significatività dell’esistenza e incrementano l’intensità delle emozioni negative e delle risposte antisociali. In particolare il secondo esperimento ha mostrato anche l’attitudine di entrambi i dolori a indurre i partecipanti a sentirsi psicologicamente esclusi e ignorati.

Cosa vuol dire? Quando qualcuno ingigantisce un dolore, spesso lo si accusa di essere un vittimista o di soffrire di stati depressivi. Invece è possibile che il dolore stesso induca emozioni negative talmente forti da squilibrare il tono dell’umore. Si crea insomma un circolo vizioso: dolore ed emozioni si infilano nel circuito della percezione interpretativa e quindi si alimentano a vicenda. 

Come interrompere questo loop? Quando non è possibile agire nella realtà interrompendo il dolore fisico o sociale, è comunque più semplice e rapido intervenire all’interno del proprio flusso di pensieri per cambiare lo stato emotivo presente, disinnescando lo schema dolore-emozione-dolore. Si può fare almeno in due modi. 

Il primo è manipolativo e richiede la capacità di visualizzare il proprio dolore contemporaneamente a livello sensoriale nella parte del corpo in cui abita (se il dolore è sociale, occorre fare riferimento alle sensazioni indirette, come il bruciore di stomaco, la nausea, il respiro corto, il mal di testa o altro) e a livello immaginativo associandolo all’immagine che genera automaticamente, e al circuito chiuso di pensieri negativi cui si lega. E’ possibile quindi cambiare le caratteristiche del quadretto mentale, depotenziandolo, sfocandolo, rendendolo distante, lento,in bianco e nero, a basso volume, e riportando sulla parte del corpo coinvolta le stesse sensazioni di affievolimento progressivo. 

Il secondo metodo è basato sull’accoglienza: consiste nell’osservare senza giudizio e senza pre-occupazione le condizioni complessive nel momento presente. Cosa sento, penso, provo ora, in questo momento. E poi in questo. E in questo. Senza affezionarsi negativamente a uno stato specifico, senza trattenerlo. Osservare le cose come stanno insegna a osservare come mutano in pochi minuti e quindi a non confondere ciò che si prova in un determinato momento con la realtà assoluta. 

Si tratta di pratiche, non di nozioni: funzionano se si fanno, non basta leggerle.

Viaggiare attraverso le emozioni.

E' uscito l'ebook Viaggio nelle emozioni di Maurizio Gani  (Bruno Editore)


L'autore ne dice: In questo viaggio all’interno del tuo Io imparerai a gestire e controllare le tue emozioni più profonde: gioia, paura, tristezza ecc. Grazie a consigli pratici e test psicologici comprenderai al meglio la tua mappa mentale ed emotiva e sarai in grado di orientare la tua vita verso l’equilibrio interiore. Ecco un manuale per sopravvivere alla nostra vita emotiva.


Per leggere un'anteprima clicca qui.
Ecco il sommario:
COME RICONOSCERE ED ESPRIMERE LE EMOZIONI
  • Come nascono le emozioni.
  • Imparare a distinguere le diverse emozioni.
  • Il mosaico psicologico della vita affettiva: cos’è e da cosa è composto.
  • Le emozioni fondametali e le emozioni complesse.
  • Come esprimere al meglio le proprie emozioni.
COME AFFRONTARE LE EMOZIONI FONDAMENTALI
  • Le emozioni positive: come nascono e cosa rappresentano.
  • Come affrontare la tristezza con le emozioni reattive.
  • Imparare a controllare la paura.
  • Come trasformare la rabbia in energia emotiva.
  • Imparare ad apprezzare il disgusto.
COME AFFRONTARE LE EMOZIONI COMPLESSE (PARTE 1)
  • Imparare a gestire le ambivalemze emotive.
  • Gestire e superare la gelosia.
  • Come evitare l’insorgere dell’invidia.
  • Come superare imbarazzo e timidezza.
  • La nostalgia: cos’è e come nasce.
COME AFFRONTARE LE EMOZIONI COMPLESSE (PARTE 2)
  • Come si origina l’emozione estetica.
  • Imparare ad allontanare la noia.
  • Come si genera il disprezzo.
  • Imparare a credere in se stessi.
  • Come usare la PNL per gestire le emozioni
COME AVVIENE L'ATTIVAZIONE FISIOLOGICA
  • Come agisce il nostro cervello quando proviamo emozioni.
  • Come misurare l’attivazione di un’emozione.
  • L’attivazione fisiologica: cos’è e come valutarla.
  • Imparare a “comprendere” le emozioni.
  • La Teoria del Processo Antagonista: cos’è e cosa comporta.
COME CONTROLLARE LE ESPRESSIONI EMOTIVE
  • Le emozioni secondo la teoria evoluzionista.
  • Il volto come specchio delle nostre emozioni.
  • La comunicazione non verbale.
  • Come riconoscere le bugie.
  • Imparare ad analizzare le espressioni delle emozioni.
COME USARE LE EMOZIONI PER INFLUENZARE IL SOCIALE
  • Il contributo dell’informatica alla diffusione delle emozioni.
  • Il confronto sociale: perché è utile e come affrontarlo.
  • Imparare a usare la comunicazione persuasiva.
  • L’altra faccia di noi stessi: le emozioni artificiali.
  • Come sfruttare al meglio la funzionalità delle emozioni.

venerdì 16 settembre 2011

"Per fortuna vivere è difficile" è webinar, martedì 4 ottobre h 22,

L'ebook si trova in rete, la presentazione pure. Martedì 4 ottobre 2011 alle 22 vai su http://presentazione.perfortunavivereedifficile.it e partecipa alla presentazione live del mio ebook. Proporrò una breve sintesi interattiva dei contenuti principali del libro, in videoconferenza e con l'ausilio di scarabocchi e appunti che condividerò con tutti. ;-) Parlerò di consapevolezza, mindfulness, gestione delle emozioni negative e del dolore, facendo esempi  e proponendo un esercizio pratico a tutti i presenti. 

A chi acquista o ha già acquistato l'ebook regalerò l'iscrizione a un seminario pratico live che condurrò, sempre online, la settimana successiva, in esclusiva per i lettori di "Per fortuna vivere è difficile".


Segnatelo: martedì 4 ottobre, ore 22, comodamente da casa tua, naturalmente gratis, cliccando su questo link

martedì 13 settembre 2011

Dolore per piacere: in tema di sesso estremo.

In questi giorni la cronaca nera dedica ampio spazio alla storia di Soter Mulè, l'ingegnere romano che, nel corso di una sessione di bondage con la tecnica giapponese detta shibari, ha ucciso una ragazza in un garage dell'Agenzia delle Entrate, mettendo a rischio contemporaneamente l'incolumità di un'altra protagonista del gioco erotico, legata alla vittima come se l'ensemble costituisse una specie di bilancia in sospensione davanti agli occhi dell'uomo. Il gioco del respiro, lo chiamano.
Al di là del dato cronistico o giudiziario, la domanda più frequente che sento in questi giorni è: come fanno a provare piacere in quel modo? C'è chi ricorda che neuroanatomicamente le zone del dolore e del piacere, a livello insulare, sono attigue; c'è chi ne fa un discorso prettamente simbolico o estetico; c'è chi scomoda la psicodinamica. Io osservo e non commento, anche perchè so che questo tipo di gioco può arrivare a estremi di varia natura, pur in condizioni di sicurezza, di solito. Frequentando giornalisticamente, in diverse occasioni, luoghi e persone del panorama bdsm lombardo e veneto ho visto mummificazioni, incelofanature, calpestamenti, trattamenti con cera bollente, clisteri caldi... E, soprattutto, sospensioni con uncini. Ecco, quella sera, di cui riporto qui una fotografia, la ricordo bene. 
Mi ero appostato con la macchina fotografica sotto le ragazze appese e il sangue gocciolava come fossero manzi in macelleria. Ho parlato a lungo con le appassionate di queste sospensioni cruente e la lezione che ho imparato riguarda l'alterazione del loro stato di coscienza durante la performance. Ricordo che mi spiegarono che nei circa quaranta minuti necessari alla preparazione (quando cioè vengono loro infilati  quattro uncini nella schiena), il loro stato di presenza muta fino a farle entrare in una sorta di trance. Quando agli uncini vengono legate le corde e parte la sospensione, con il distacco dei loro piedi da terra è come se avvenisse anche un distacco della loro coscienza dall'esperienza di veglia comune. In effetti provano dolore ma lo trasformano in una sorta di attitudine meditativa. Personalmente non lo farei mai, non rientra nei miei gusti, però mi affascina constatare come una sofferenza estrema, volontaria, possa essere gestita in modo squisitamente mentale, senza ansia, anzi con una certa invidiabile serenità. Se funziona per loro, mi dissi quella sera, funziona per tutti. L'importante è che oltre al consenso dei protagonisti ci sia anche una completa sicurezza per chi partecipa.
Allego qui sotto anche un video realizzato in tema di bdsm con il sessuologo Alberto Caputo qualche anno fa.

Il gene del dolore cronico


Si chiama HXN2 e secondo un team di ricercatori di Cambridge sarebbe il gene responsabile del dolore cronico, ma non di quello acuto. Subito la comunità scientifica ha drizzato le antenne per capire se possa essere considerato imminente il momento di sviluppare farmaci in grado di bloccare la proteina codificata dal gene, offrendo così un rimedio a ci soffre di dolori stabili e perenni.
Lo studio, pubblicato da Science, si è svolto con esperimenti su topi privati di quel gene e i risultati confermano che in assenza di HXN2 il dolore neuropatico, dovuto alla presenza di danni nervosi e non a infiammazioni o acuzie: una tipologia comune, a lunga durata e farmacoresistente.

Sarebbe interessante stabilire attraverso un protocollo di ricerca anche gli eventuali effetti dell'intervento immaginativo, mindfulness e meditazione in primis,  sulla sintesi proteica indotta dal gene in questione. Come è noto, infatti, l'apprendimento modifica il comportamento e rafforza pattern di attivazione neuronale progressivamente più funzionali, insegnando al sistema nervoso come "fare rete" e di conseguenza intervenendo anche sull'espressione genetica correlata.  Studi effettuati su monaci tibetani, per esempio, dimostrano che, pur avvertendo il dolore, il loro cervello è addestrato a una ridotta comunicazione cortico-corticale: in pratica è come se avvertissero il dolore ma non ci rimuginassero sopra, lasciandolo scorrere.

 Insomma, ogni scoperta biochimica sulla sofferenza fisica è benvenuta, specie se con un approccio più ampio della semplice corsa al farmaco...

Un ebook per il dialogo di coppia.

Esce il 19 settembre Amore, come posso parlarti?, di Manuel Mauri e Mauro Barachetti (Bruno Editore).

Gli autori ne dicono: Molte persone credono che per ricevere amore sia necessario donarsi completamente all'altro, ottenendo spesso in cambio solo frustrazione e sofferenza. Grazie a questo ebook imparerai a comunicare le tue emozioni e ad ascoltare i tuoi bisogni in maniera tale da rendere appagante non solo il tuo rapporto di coppia, ma la tua stessa vita. Attraverso esempi pratici e teorie consolidate, scoprirai il vero significato dell'amore, imparando ad apprezzare prima di tutto te stesso, per vivere in armonia e serenità con la persona del tuo cuore.


Per leggere un'anteprima, clicca qui.
Ecco il sommario

COME GENERARE L'AMORE
  • Impara a riconoscere il vero valore dell'amore.

  • Scopri le tecniche per trasformare la speranza in realtà.

  • Le tue relazioni? I segreti per farle durare.

  • Il Triangolo dell'amore: impara a conoscerlo.

  • Riconosci e impara a gestire le aspettative e i bisogni di ogni coppia.
 
COME MANTENERE VIVO L'AMORE
  • Gli incantesimi e i segreti dell'autoipnosi: impara a conoscerli e gestirli

  • Come "sbloccare" un incantesimo.

  • Usa le tecniche per affrontare i blocchi comportamentali all'interno della coppia.

  • Impara a spezzare gli incantesimi con gli antidoti.

COME CONDIVIDERE L'AMORE
  • Scopri come allontanare per sempre la tua paura di amare.

  • Le tecniche per conoscere i tuoi bisogni e imparare a condividerli.

  • Il segreto della Dinamica Relazionale Applicata.

  • La compravendita delle emozioni: come gestirla.
  • Il contatto vincente con l'altro attraverso il concetto di parrot-frasing.

sabato 10 settembre 2011

Per fortuna vivere è difficile su RMC e Radio 105

Ecco gli audio di due ospitate radiofoniche per parlare dell'ebook.
Quattro minuti con Erina Martelli su RMC il 26 agosto 2011 e una ventina con Tony e Ros, i Friends di Radio 105, l'8 settembre.

giovedì 8 settembre 2011

martedì 6 settembre 2011

Anti-elogio della fuga: il presente come soluzione.

Alla ventesima persona che, appena tornata dalle ferie, mi dice che non ce la fa già più, che vuole partire, trasferirsi, andare, scappare “via da” più che “verso”, mi fermo e penso.
Nel suo classico “Elogio della fuga”, Henri Laborit spiega così l’atto del ripiegare: "Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l'andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all'orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l'illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si  chiama desiderio".
I tempi attuali, incerti come mai, richiedono che si specifichi meglio questo concetto di fuga, al di là di ogni equilibrismo linguistico. Scappare non vuol dire sempre adottare strategie creative, così come restare non significa per forza adeguarsi alla rotta imposta da altri. La sovrapposizione di questi concetti in quell’unica parola, “fuga”, crea una pericolosa confusione e induce la gente ad arrendersi o a crearsi una stampella mentale per cui “faccio bene ad andarmene”, “smetto, così sto meglio”, “ho proprio bisogno di staccare”. Stare con se stessi e con le proprie emozioni negative fino a lasciare che, cambiando, evaporino, sembra insostenibile, se c’è sempre una soluzione low cost che permette di distrarsi in un attimo.
Dice bene, Laborit, in un altro passaggio: "perseguire un obiettivo che cambia continuamente e che non è mai raggiunto è forse l'unico rimedio all'abitudine, all'indifferenza, alla sazietà. E' tipico della condizione umana ed è elogio della fuga, non per indietreggiare ma per avanzare”. Qui  l’accezione è chiara: fuggire, per l’autore, significa essere fluidi, usare schemi di comportamento e di lettura del mondo duttili, saper reagire con l’imprevedibile all’imprevisto.
Bene, questo non è fuggire, è stare. Stare morbidamente nel tempo presente e  in un luogo specifico, abitandolo non con la pesantezza di un edificio ma con l’imprendibilità dell’acqua. Non sono gli eventi a far girare il vento e indurti a un dietro-front da dover giustificare a te stesso e al mondo. E’ la liquidità stessa dell’atteggiamento più aperto e accogliente a prevedere, sin dal principio, la possibilità di ogni cambiamento come semplicemente funzionale all’esistenza.

Piccolo esercizio di attenzione per allenare la consapevolezza del cambiamento: individua un percorso che fai tutti i giorni e ogni giorno osserva un particolare cambiato nelle ultime ventiquattr’ore. E’ un buon allenamento per capire che nulla è fermo, anche se per prigrizia, comodità o semplice disattenzione spesso la pensiamo così.

domenica 4 settembre 2011

La postura corretta per gestire il dolore e aumentare l'autostima.


Non è solamente una questione di schiena ma di benessere complessivo. Sedersi correttamente alla propria scrivania fa bene alla mente tanto quanto al corpo. Scott Wiltermuth della Marshall University californiana ha prodotto una serie di studi che attestano l’importanza della postura per il miglioramento della percezione di sé.
Tra le persone sottoposte allo screening del team di ricercatori, quelli che tenevano maggiormente la schiena dritta aumentavano la propria tolleranza al dolore, e l’autostima ne beneficiava direttamente. Wiltermuth, entrando nel dettaglio, spiega questo circolo virtuoso affermando che “quando si ha un dolore, sarebbe meglio stare dritti e non raggomitolarsi come in effetti viene spontaneo fare. La postura raccolta infatti può indurci a pensare di non avere il controllo delle nostre sensazioni, e questo a sua volta può avere un effetto negativo. Meglio sedersi spingendo il petto in fuori e allargando il torace”.
Circolando, ed espandendosi, fastidio o dolore si attenuano e la percezione di aver saputo gestire l’esperienza negativa consegna alla persona un senso di efficacia importante.
La postura corretta è semplice: schiena dritta e ben appoggiata allo schienale, piedi saldamente a terra, gambe alla larghezza delle spalle.  A casa regolatevi voi, in ufficio pretendete che sedie e scrivanie siano adatte al mantenimento di questa elementare regola di benessere.

Affrontare l'adolescenza con un ebook

Esce il 23 settembre 2011 l'ebook Affrontare l'adolescenza di Clara Maria Parodi (Bruno Editore).

L'autrice ne dice: "L'adolescenza è forse la fase più critica della vita di un figlio: il momento in cui si manifestano dissensi, litigi e silenzi che possono creare anche grandi incomprensioni. In che modo può un genitore fornire il miglior supporto? Un manuale con consigli pratici per aiutare i genitori a relazionarsi con i figli nell'età più difficile".
Ecco il sommario. (Clicca qui per scaricare un'anteprima)

COME AFFRONTARE LE DIFFICOLTÀ DI LINGUAGGIO
  • Come dare fiducia ai giovani responsabilizzandoli.
  • Imparare a trasformare la famiglia in un luogo di ascolto.
  • Come apprendere l'autorevolezza e dare regole ai figli.
COME AFFRONTARE I DISAGI GIOVANILI
  • Aiutare gli adolescenti a separare il mondo della fantasia da quello reale.
  • La stanchezza: come scoprire se ha radici patologiche e come affrontarla.
  • Come tenere sotto controllo i cambiamenti fisici, emotivi e alimentari.
COME AFFRONTARE I PROBLEMI SCOLASTICI
  • Come affrontare il problema del bullismo.
  • Imparare a riconoscere i segnali del disagio.
  • Come insegnare a fronteggiare gli obblighi scolastici in modo sereno ed equilibrato.
COME AFFRONTARE LE PATOLOGIE A RISCHIO
  • Capire come e quando rivolgersi a uno specialista.
  • Come lavorare sulla sicurezza e l'accettazione dei figli.
  • Cosa fare per aiutare il giovane ad aumentare la propria autostima.
COME AFFRONTARE LA LORO INDIPENDENZA
  • Come abituarli poco a poco ad essere indipendenti.
  • Imparare a considerare i figli come entità autonome per renderli autosufficienti.
  • Come evitare la sindrome da abbandono una volta che i figli sono cresciuti.

venerdì 2 settembre 2011

Yoga e Taichi per scoprire che non siamo le nostre emozioni.

Una ricerca di Kathryn Curtis pubblicata nel 2011 sul Journal of Pain Research si occupa di vagliare gli effetti dello yoga sui livelli di cortisolo in un campione di donne affette da fibromialgia. Che, tradotto, significa dolore cronico e affaticamento, indolenzimento, disturbi del sonno, problemi gastrointestinali, ansia, sintomi depressivi. Occorre specificare che il cortisolo è tristemente noto come “ormone dello stress”, ma nelle persone con fibromialgia si presenta a livelli ben inferiori alla media, il che contribuisce ad aumentare la sensibilità al dolore e alla fatica. Ebbene, due sessioni di yoga alla settima, per una durata di  75 minuti ciascuna, l’effetto di normalizzare il livello di cortisolo in questi soggetti, predisponendoli a una migliore tolleranza delle esperienze di dolore.
“Lo yoga – commenta Curtis – promuove la consapevolezza che noi non siamo i nostri corpi, le nostre esperienze, il nostro dolore. E questo è estremamente utile nella gestione delle sensazioni dolorose.”.
Allo stesso modo Stephanie Reid-Arndt, del Department of Health Psychology  della School of Health Professions ha pubblicato, sempre quest’anno, una ricerca che riguarda il Taichi (o Tai Chi, o Taiqi) e I malati di cancro. Questa arte marziale interna cinese prevde che chi la pratica effettui delle forme di movimento a bassa velocità e alta consapevolezza. Presenza, lucidità, rilassamento e lentezza convivono in modo ottimale in questa disciplina che ben si addice anche ha chi ha particolari limitazioni fisiche o è in trattamento chemioterapico. Le donne prese in esame, tutte malate di cancro, hanno seguito due sessioni di Taichi da un’ora due volte alla settimana per dieci settimane. I risultati evidenzioano un miglioramento delle condizioni psichiche generali e anche delle abilità cognitive. Stando ai risultati dello studio, in generale questa attività aumenta il livello di concentrazione individuale e risulta efficace e utile, a livello squisitamente pratico, per chiunque abbia una sensazione di confusione, vuoto, smarrimento, mancanza di motivazione, anche non in correlazione con uno stato di malattia conclamata.