Traduco, traggo e interpreto da un articolo appena uscito sul New Scientist a firma David Robson. Si parla del rapporto tra mente e corpo. Perché tutti tendiamo a interpretare la mente come se fosse una cosa a parte, fuori dal corpo. Invece è sempre più chiaro che tutto il corpo nella sua interezza è coinvolto nel processo del pensiero. Senza input che arrivano dal corpo, la mente non sarebbe capace di generare un senso del Sè o di processare le emozioni in modo efficace.
Le sensazioni fisiologiche come quelle che derivano dal tuo battito cardiaco e dalla tua vescica, influenzano molte caratteristiche personali, come la tendenza a uniformarti alla maggioranza, la forza di volontà, l’attitudine a essere indirizzato dalle tue intuizioni o governato dal pensiero razionale. Negli ultimi anni le scoperte riguardanti le connessioni mente-corpo hanno sovrastato l'antica visione del corpo interpretato come un veicolo passivo guidato dalla mente. Esiste in realtà qualcosa di più di una collaborazione tra questi due aspetti e le esperienze corporee giocano un ruolo attivo nella vita mentale.
Arthur Glenberg, dell’Arizona State University, dice chiaramente che «la mente non può agire indipendentemente dal corpo». In altre parole, sintonizzati sui segnali fisici e potrai imparare ad aumentare creatività, memoria e autocontrollo.
Al centro del dibattito moderno c'era strabiliante sensazione dell’embodiment, l’incorporazione, la sensazione che siamo i proprietari della carne e del sangue che ci compongono dalla punta dei piedi fino alla sommità della testa e che questi stessi elementi costituiscono il nostro senso del Sé.
Sin dalla fine degli anni 90 alcuni studi, attraverso illusioni sperimentali ormai celebri, hanno provato che la nostra mente è in grado di integrare le informazioni che riceve da diversi sensi incorporandole in un unico senso del Sé. E’ il caso della famosa mano di gomma: mettendo un arto finto davanti agli occhi del soggetto sperimentale e nascondendogli quello vero, ma applicando a entrambi la stessa stimolazione fisica, in pochissimi minuti la mente considera come parte del corpo la mano di gomma invece dell'altra, tanto che a occhi chiusi e su richiesta, il soggetto tocca la mano finta invece di quella vera scambiandola per vera.
Studi e ricerche successive hanno chiarito che la corteccia insulare del nostro cervello processa similmente anche i segnali corporei interni, dal battito del cuore al brontolio dello stomaco. Esistono notevoli differenze interpersonali nella capacità di riconoscere e percepire questo genere di segnali: è quella che si chiama interocezione. Secondo un team dell'Università di Londra, soltanto un quarto delle persone è in grado di contare i propri battiti cardiaci con accuratezza superiore all'80% senza misurare convenzionalmente le pulsazioni, e un altro quarto ne ha una consapevolezza che si aggira intorno al 50%. Di norma chi ha una forte percezione di se stesso dall'interno, non si sofferma molto sulle informazioni che provengono dall'esterno come quelle derivanti dalla vista o dal tatto.
Di recente a Stoccolma l'esperimento della mano di gomma è stato ripetuto con bambole intere, in modo da dare la sensazione ai soggetti sperimentali di avere un corpo delle dimensioni di una Barbie o giù di lì. Questo significa, una volta di più, che la nostra consapevolezza corporea dipende dalla nostra interpretazione dell'informazione esterna.
Un altro singolare esperimento che va nella stessa direzione ha abbinato un tocco sul viso del soggetto sperimentale all'immagine di un tocco sul viso di una figura in uno schermo: ancora una volta, in pochissimo tempo, il soggetto ha cominciato a percepirsi come se fosse di fronte a uno specchio. Questo significa anche che l'influenza del corpo può valicare i confini della percezione sensoriale nel determinare come ci relazioniamo con le altre persone. Per esempio questo è una delle prove più interessanti del perché entriamo subito in contatto con le persone che sottilmente copiano le nostre espressioni facciali e il nostro linguaggio corporeo: vedendoci riflessi in qualcun altro che riconosciamo come una specie di nostra copia o proiezione, siamo portati ad agire nei suoi confronti come se stessimo vedendo noi stessi allo specchio.
Questa idea è stata confortata da un ulteriore esperimento effettuato all'Università di Trento da Maria Paola Paladino. Ripetendo l'illusione del volto nello specchio, questo studio mirava a ottenere una autovalutazione della personalità dei soggetti sottoposti al test e una valutazione, da parte loro, della personalità della figura nello schermo di fronte: i risultati mostrano che i primi si considerano nettamente simili ai secondi.
Una delle cose più interessanti da notare è che le persone che sono naturalmente più attente e ricettive nei confronti dei propri segnali interni sono anche quelle meno tratte in inganno dalle illusioni corporee, meno soggette alla manipolazione sociale e anche meno empatiche. Come la percezione del nostro battito cardiaco sia connessa alla nostra reazione inconscia nei confronti delle altre persone è ancora piuttosto misterioso.
L'esperienza emotiva è forse l'area meglio studiata di tutta la cosiddetta embodied cognition. Per esempio di solito credi di sorridere perché sei felice ma nei fatti sono i tuoi sentimenti lieti a derivare dalla sensazione fisica di sorriso. Allo stesso modo chi si fa trattare le rughe della fronte con il botox impiega poi più tempo a interpretare frasi e situazioni tristi o irritanti proprio perché non gode più della mediazione dell'espressione. Inoltre emozioni e sensazioni corporee sono legate a doppio filo anche sotto il punto di vista termico: tendiamo a sentire più freddo quando ci sentiamo soli, mentre associamo anche a livello epidermico una sensazione di calore con l'inclusione sociale e un contesto amichevole.
In sintesi le persone che sono maggiormente sintonizzate con il proprio corpo hanno una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni.
E che dire dell'apprendimento? I bambini piccoli imparano molto più rapidamente, e comprendono di più, se sono incoraggiati a mettere in scena quello che stanno leggendo. La memoria delle parole insomma sembra installarsi sull'esperienza sensoriale.
Chiunque può utilizzare tatticamente il proprio corpo per migliorare la propria vita. Dal mondo accademico arrivano ancora alcuni esempi interessanti. Di fronte a uno stallo ideativo, distendere il braccio sinistro e piegare quello destro in modo da assumere una posizione pensosa aumenta l’indice di creatività. Nella stessa condizione, muovere gli occhi dall'estrema sinistra all'estrema destra del proprio campo visivo aiuta a pensare in modo laterale e modificare il punto di vista. Per rendere più flessibile la capacità decisionale, invece, può essere utile effettuare scelte mentre si trattiene la pipì, si cammina all'indietro o si tendono i muscoli del corpo per poi rilassarli…
Nessun commento:
Posta un commento