
Antropologicamente parlando, tutti questi intenti sono lodevoli: cercano di esorcizzare la paura del buio e dell’ignoto facendo emergere una nuova consapevolezza del presente. A un laico però non occorre alcuna ritualizzazione per prendere coscienza del momento in cui è. Non è un esercizio stregonesco ma attentivo quello che serve. Il cambiamento della luce e dei ritmi personali corrisponde spesso a una mutazione dell’umore e dei pensieri.
Fermati per qualche minuto e cerca nella tua mente la voce che dice le solite cose. Porta l’attenzione sul “te” che ripete il disco rotto all’infinito. Il tuo momento di cambiamento consapevole può essere già questo: riconosci i ritornelli che ti racconti e osservali da fuori. Come se massaggiassi una contrattura scaldandola con i polpastrelli, vedrai a poco a poco sciogliersi sotto il calore della tua attenzione i refrain che non ti abbandonano. Ascoltare la tua voce da fuori è un ottimo modo per accogliere la stagione fredda liberandoti delle (e dalle) solite impressioni.
Non ce ne vogliano i fans delle zucche illuminate, ma l’unica zucca in cerca di illuminazione è quella che portiamo attaccata al collo.
Nessun commento:
Posta un commento